Homepage

 

… paradigmatico del movimento e della mutazione, impercepibile nel tempo umano, dell’infinito universo…
… difficile sottrarsi al fascino del mito cosmogonico di fronte alle sculture di Claudio Capotondi. Vi sono opere che esplicitamente visualizzano una sorta di cartografia celeste, un planetario di pietra. Codesta dimensione va sempre tenuta presente contestualmente a ogni considerazione d’ordine, per così dire, più empirico circa le implicazioni umane di una determinata conformazione, e più estetico circa l’autonomia dei valori formali cui infine mira l’artista…
… configura il titanico interagire e il mutuo trasmutare di globi celesti e oscuri coaguli tellurici…

NICOLA MICIELI 1996

 

… Capotondi pensa sempre ad una energia genetica profonda, tellurico-naturale, e a questa non soltanto dà immagine emblematica nella sua scultura, ma spesso questa accoglie entro il nuovo oggetto plastico, anche nel ruolo di vitalità espressiva della materia…
… in tempi di crisi d’identità della scultura, Claudio Capotondi si sente invece scultore in un senso storicamente pieno del termine, come ciò propositore di entità plastiche che s’impongono anzitutto per una loro capacità di occupazione spaziale, per una loro imponente presenza…il suo è un atto di fede nella continuità della scultura…
… essenzialità plastica come tensione ad un’immagine di originaria modernità. E le sue sculture infatti con sempre maggiore chiarezza si sono definite come configurazione di forme plastiche esponenti una realtà primaria in senso antropologico quanto in senso cosmico. La sua è divenuta sempre più chiaramente una ricerca immaginativa mirata alla costituzione di simulacri corposamente plastici di archetipi generici ed energetici…

ENRICO CRISPOLTI 1983-1992

 

… Ne consegue una forma geometrica sinteticamente elaborata, che nel suo definirsi conferma l’onestà della ricerca dello scultore e la matrice stilistica che sottende le sue scelte, alla luce di un’indagine che coniuga la lezione di Brancusi con quella del futurismo …
… Ma dove Capotondi esprime al meglio la tensione della sua ricerca, è nell’indagine sulla sfera. Una sfera al cui interno egli cerca di penetrare, sezionandola, frantumandola, fino a risolverla in quella pacata dialettica fra sistema geometrico e mistero naturale …

VITO APULEO 1988

 

… Anima queste opere la stessa coerenza di stile che fa dello scultore di Tarquinia un artista capace di coniugare con grande originalità lo stupore fermo della metafisica italiana quattrocentesca con la lezione più audace delle avanguardie plastiche del ‘900. Un’astrazione lucida e una sensualità materialistica vi scoppiano dentro, col sentimento del quotidiano ridotto/moltiplicato ad allegoria profonda dell’esistere (e del resistere) nella contraddizione e nel conflitto …
… In Capotondi il biologico non va mai disgiunto da una fortissima tensione dell’intelligenza. Ecco perché il suo procedere «astratto» è sempre così incalzato da pulsioni, necessità e regole disperatamente terrestri. Le sue impeccabili geometrie, proprio in ragione di ciò, comunicano emozioni conoscitive che non sono di specie «angelica», ma di specie materiale, assolutamente secolarizzata …

MARIO LUNETTA 1988

 

… un azzardare lo sguardo oltre le parvenze per ambiziosa sete di attingere il nucleo interno della realtà, il segreto della sostanza permanente e naturante del mondo…
… in quella scia lucreziana si colloca, come credo, l’investigazione tra sperimentale e negromantica di non pochi artisti del nostro tempo, ciascuno con modi individuali, nondimeno impegnati in una ricerca comune, ardita negli esiti, ma non arbitraria né ancella della tecnologia, perché il segno è sempre significante qualcosa di altro, al di là della sua presenza semplice. E Claudio Capotondi è tra questi artisti uno dei più responsabili, seri, attenti e non ripetitivi, che nell’esistente cerca, quanto è possibile agli uomini, l’orma dell’essere…
… un’immagine del mondo di forme che l’uomo si finge nel proprio autonomo spirito creatore, e non sai se tutte le scopra in sé o tutte fuori di sé… organismi recuperati dai primordi della vita, o estratti da un futuro che giace ancora in grembo a Venere…

FORTUNATO BELLONZI 1982